L’escursione si è tenuta in compagnia dei soci della Società botanica basilese, dopo che quindici giorni prima, eravamo stati noi invitati da loro sulle alture sopra Oensingen.
Ci siamo trovati alla stazione di Capolago, e con il trenino ci siamo fatti portare fino alla stazione terminale, a pochi metri dalla vetta. Prima di intraprendere i primi passi, il nostro socio e botanico Nicola Schoenenberger, ci ha intrattenuti con molto interesse da parte nostra, spiegandoci la geologia della zona e la corrispondenza delle specie floristiche che di lì a poco avremo potuto vedere.
Sul momento una coltre di nebbia lambiva la vetta, ma al nostro arrivo in cima, una magnifica vista si apriva sotto di noi. In seguito scendendo sul costone sud-ovest fino all’Alpe Nadigh abbiamo potuto ammirare le prime specie interessanti di questa giornata. Peccato che il freddo del mese di maggio abbia rallentato la crescita, ma abbiamo comunque potuto ammirare Achillea clavenae, Tephroseris capitata, Primula auricola ecc.
Transitando dagli alpeggi di Nadig e Genor abbiamo potuto ammirare le nevere, costruzioni che servivano da frigorifero nelle calde estati, per la civiltà contadina di un tempo,. Queste costruzioni sono le uniche di questo tipo presenti in Svizzera. E finalmente dopo averl tanto attesa, ecco tra la vegetazione dei bellissimi cespi di Paeonia officinalis, specie che è sorta a simbolo per tutto il Monte Generoso. Alcuni partecipanti con l’occhio attento avevano potuto notare questa specie anche salendo con il trenino.
Altre specie rare e nuove per i nostri amici basilesi sono state, Ligusticum lucidum, Silene Saxifraga, Asphodelus albus, Molopospermum peloponnesiacum e la piì frequente Festuca paniculata.
Al rientro verso Capolago, con il trenino preso alla stazione di Bellavista, ci siamo ripromessi di ritrovarci ancora nell’ anno 2022 con delle nuove escursioni, da ambo le parti
Un grande grazie alla nostra guida Nicola, che magistralmente ci ha intrattenuti su diversi temi, lungo tutto il percorso.
Testo: Michele Jurietti
Foto: Michele Jurietti, Hansjörg Schlaepfer